Dante a Pisa e dintorni: i luoghi e i personaggi citati nella Divina Commedia

Dante a Pisa e dintorni: i luoghi e i personaggi citati nella Divina Commedia

Quando nelle scuole di Pisa arriva il momento di studiare la Divina Commedia si vanno subito a citare i versi dell’Inferno che non rendono proprio giustizia alla nostra città, ma non possiamo mica prendercela più di tanto, si tratta del Sommo Poeta e anche noi ne abbiamo infinita reverenza!

I versi sono questi, e sono tratti dal canto XXXIII dell’Inferno:

Ahi Pisa, vituperio de le genti
del bel paese là dove ‘l sì suona,
poi che i vicini a te punir son lenti,
muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccian siepe ad Arno in su la foce,
sì ch’elli annieghi in te ogne persona!

Inferno, canto XXXIII, vv. 79 – 84

Dante visse a Pisa per quattro anni a partire dal 1312 poiché la nostra città era infatti uno tra i pochi posti sicuri per il ghibellino in fuga, che doveva stare lontano da Firenze poiché era stato condanno a morte. A Pisa Dante compose “De Monarchia”, un’opera redatta in latino.

Sicuramente Dante vide una Pisa in un momento di grande splendore, una città tra le più potenti d’Italia, con tante case torri e una strana torre pendente che pareva all’epoca un lavoro venuto male… ma apprezzò anche lo splendore di Piazza del Duomo e dei suoi monumenti pieni di simboli e allegorie.

Pisa – Piazza dei Cavalieri

Il luogo di Pisa legato a Dante per antonomasia è Piazza dei Cavalieri, dove si trova la Torre della Muda o Torre della Fame. Questo luogo è collegato alle tragiche vicende del conte Ugolino della Gherardesca, collocato da Dante nel IX cerchio del XXXIII canto dell’Inferno, dove si trovano i traditori della patria e degli ospiti.

“La bocca sollevò dal fiero pasto

quel peccator, forbendola a’ capelli

del capo ch’elli avea di retro guasto.

«Tu dei saper ch’i’ fui conte Ugolino,

e questi è l’arcivescovo Ruggieri:

or ti dirò perché i’ son tal vicino».”

Inferno, canto XXXIII,vv. 1-15

Questi personaggi sono due figure storiche legate alle vicende politiche di Pisa: il conte di origine ghibellina, era alleato con i guelfi per interessi economici e di difesa dei suoi territori ed è qui probabilmente che bisogna rintracciare il suo tradimento; suo avversario era l’arcivescovo, intorno al quale si era radunati gli altri nemici di Ugolino.

Mentre il nome Torre della Muda deriva dal fatto che vi erano rinchiuse le aquile allevate dalla Repubblica di Pisa durante il periodo della muta delle penne, il nome Torre della Fame deriva dalle vicende del conte Ugolino, che fu costretto a veder morire di fame i propri figli senza poter dare loro alcun conforto.

Una lapide posta in piazza dei Cavalieri ricorda il macabro episodio, ed è ancora visibile il contorno di pietra della torre a sinistra dell’arco centrale.

Foto di Greg_FOT su Flickr
Di Gianni Careddu – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51603492

Marina di Pisa

Anche Marina di Pisa fa parte della Divina Commedia, ma non col nome attuale: fino al 1606, infatti, il territorio in cui ora sorge la cittadina di mare in corrispondenza della città di Pisa non esisteva, era un’area paludosa e disabitata.

Quando Dante scrive:

e faccian siepe ad Arno in su la foce

Inferno, canto XXXIII, v. 83

si riferisce alla foce dell’Arno, dove oggi si trova un porto turistico e il lungomare con la sua barriera di scogli. Vi abbiamo parlato di Marina di Pisa in questo post.

Il Monte Pisano

Il Monte Pisano è citato nel XXXIII canto dell’Inferno, quando Dante scrive

il monte per che i Pisani veder Lucca non ponno”,

cioè il monte che impedisce che le città di Lucca e Pisa si vedano da lontano. In effetti, il Monte Pisano sembra proprio dividere le pianure in cui sorgono queste due città.

Vi abbiamo parlato del Monte Pisano in questo post dedicato.

Torre di Caprona – Vicopisano

In un equilibro che sembra molto precario, si erge sulla cima di una collina nel comune di Vicopisano la torre di Caprona. Si tratta di quel che resta di un antico castello che dominava la valle dell’Arno conosciuta come la Torre degli Upezzinghi. Il castello medioevale venne smantellato nel 1433 dai Fiorentini, dopo che si furono impadroniti di Pisa.

Per il possesso di Caprona, nell’ agosto del 1289, si svolse una battaglia tra l’esercito della lega guelfa di Toscana (Lucchesi e Fiorentini) e le truppe ghibelline di Pisa, retto da Guido di Montefeltro, che vide i primi vincere dopo un assedio durato otto giorni. Alla battaglia per la presa di Caprona prese parte anche Dante Alighieri in prima persona.

Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto;

e i diavoli si fecer tutti avanti,

sì ch’io temetti ch’ei tenesser patto;

così vid’ïo già temer li fanti

ch’uscivan patteggiati di Caprona,

veggendo sé tra nemici cotanti.

Inferno, canto XXI

Dante paragona i pisani ai diavoli perché si arrendono per avere salva la vita.

Vi abbiamo parlato di Vicopisano in un post dedicato.

San Miniato

Per concludere le citazioni di Dante nella Divina Commedia sul territorio pisano rimane San Miniato, di cui il Sommo Poeta parla nel XIII canto. Il personaggio legato a San Miniato è Pier delle Vigne, fidato consigliere dell’imperatore Federico II e accusato poi di tradimento, motivo per cui fu rinchiuso in una cella all’interno della Rocca.

Io son colui che tenni ambo le chiavi

del Cor di Federigo, e che le volsi,

serrando e disserrando, sì soavi

che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi:

fede portai al glorioso offizio,

tanto ch’i ne perde’ li sonni e’ polsi.

Inferno, canto XIII

San Miniato di trova a metà strada tra Pisa e Firenze, luogo di transito della Via Francigena e quindi posto in posizione strategica. Ve ne abbiamo parlato in questo post dedicato.

Vi è piaciuto questo viaggio a ritroso nella storia?

Venite a scoprire la Pisa di Dante soggiornando all’Hotel la Pace!