Visitare il Parco di San Rossore

Visitare il Parco di San Rossore

Una bella gita nella natura partendo da Pisa è senza dubbio quella al Parco di San Rossore, che fa parte del più ampio polmone verde del Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. Il territorio del parco, infatti, si estende sulla fascia costiera delle province di Pisa e Lucca per un totale di oltre 23.000 ettari complessivi, ma in questo post ne prenderemo in considerazione solo una parte, quella più facilmente fruibile con una gita di un giorno da Pisa.

Consigliamo questa gita a tutti coloro che, in visita alla patria della torre pendente, cercano una natura rigogliosa e incontaminata a pochi chilometri dalla città e a chi vuole fare delle escursioni a piedi, in bici, a cavallo o, semplicemente, godersi un picnic all’ombra di alti alberi. Si tratta di un posto vissuto e apprezzato anche dagli stessi pisani, molto frequentato nelle giornate di sole e bel tempo.

Foto di Lesya Ben su Flickr

Come raggiungere il parco

Raggiungere il Parco di San Rossore dal centro di Pisa è semplice con un mezzo proprio, mentre con l’autobus (il bus di linea n.6) si percorrere il viale delle Cascine fino alla fermata più vicina al parco e poi è necessario proseguire a piedi per circa 3 km fino all’ingresso della Tenuta di San Rossore. Un’alternativa valida per percorrere il rettilineo del viale delle Cascine fiancheggiato su entrambi i lati da sentieri sterrati riservati alle passeggiate a cavallo è noleggiare una bici a Pisa e pedalare fino all’arrivo.

Un po’ di storia

Istituito nel 1979, oggi possiamo suddividere tutto il Parco in diverse aree, in particolare queste quattro aree caratterizzate dalla presenza di diversi tipi di ambienti naturali:

  • la pineta di San Rossore (circa 3.000 ettari);
  • la Macchia di Migliarino (2.400 ettari), una pineta che si estende oltre il fiume Serchio;
  • il Lago di Massaciuccoli, in provincia di Lucca, una vasta area paludosa di più di 10 chilometri;
  • la tenuta di Tombolo (più di 5.000 ettari di terreno), che occupa la fascia costiera e la zona meridionale del parco.

Questa gita che vi proponiamo riguarda la prima parte elencata, quella della pineta, che occupa il territorio bonificato a suo tempo dai Medici. Oggi è ricoperto da pini, pioppi, ontani e altre piante e utilizzato come riserva di caccia. Durante la sua storia, dopo i Medici è passato di mano diverse volte, prima ai Lorena, poi ai Savoia, infine alla Presidenza della Repubblica fino al 1999.

Foto di Taccolamat su Flickr

Ingresso e orari

L’ingresso alla Tenuta di San Rossore per pedoni e veicoli è oggi gratuito e consentito dall’ingresso di Ponte alle Trombe. La Tenuta di San Rossore è aperta tutti i giorni con accesso gratuito, dalle 7.30 alle 19.30 in primavera ed estate, dalle 7.30 alle 17.30 in autunno e inverno.

Per l’accesso al pubblico è divisa in tre zone. Si consiglia di dare uno sguardo alla mappa prima di accedere all’area.

Gli spazi del Parco

Il Centro Visite San Rossore è situato a pochi metri dall’ingresso principale della Tenuta di San Rossore in località Cascine Vecchie. Il Centro Visite è un ufficio informazioni con pannelli espositivi, depliant e gadget e punto di ritrovo per le visite guidate e didattiche a piedi, in bicicletta, in pullman e con trenino ecologico. Qui si possono anche noleggiare biciclette e carrozzelle e usufruire gratuitamente nelle immediate vicinanze di un’area esterna per pranzi al sacco.

All’interno del Parco si trova l’Ippodromo San Rossore di Pisa, nel quale si disputano gare di galoppo in piano e a ostacoli per circa 6 mesi all’anno. Durante la stagione delle gare, le corse si disputano la domenica e un giorno infrasettimanale, il calendario si trova sul sito ufficiale.

All’interno dell’area protetta di San Rossore vive una fauna variegata, tra cui cinghiali, daini, volpi, conigli selvatici, ghiri, scoiattoli e numerose specie di uccelli e di altri animali che non è difficile avvistare anche durante i giorni nei quali il parco è frequentato da tante persone.

Se visitate il parco con i bambini segnaliamo alcune attività particolarmente gradite:

  • la visita del parco a cavallo
  • un giro in carrozza con visita guidata. Gli itinerari coprono aree del parco altrimenti non visitabili, dal bosco al mare attraverso viali alberati
  • gite in trenino attraverso il bosco e fino alla spiaggia
Foto di Parco Naturale Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli su Flickr

Curiosità

Infine, vogliamo concludere con due curiosità che riguardano il parco.

Chi era San Rossore e perché il parco si chiama così?

Il nome San Rossore deriva da San Lussorio, ossia Luxurius, un funzionario romano originario di Cagliari che, convertitosi al cristianesimo al tempo di Diocleziano, fu arrestato e condannato alla pena capitale come testimoniato da alcuni manoscritti pisani che ne raccontano il martirio. Pare che il culto fosse diffuso fin dall’antichità proprio a Pisa, grazie alla sua vocazione viaggiatrice e commerciale di Repubblica marinara e alla sua presenza in Sardegna. Per molti anni le reliquie del Santo furono conservate nei territori della tenuta, così l’area, la Tenuta e poi il Parco presero il nome del martire, ribattezzato nel linguaggio popolare “San Rossore”. Ancora oggi il Parco festeggia il santo ogni 21 agosto.

Dromedari di San Rossore?!

Una cosa a cui si fa fatica a credere è che i dromedari hanno abitato nel Parco di San Rossore per oltre tre secoli. Questa storia ha inizio nel 1622, quando un esemplare forse inviato in dono dal Bey di Tunisi al Granduca di Toscana Ferdinando II de’ Medici raggiunse questo territorio. Il clima mite di San Rossore si rivelò perfetto per l’animale che si ambientò e che fu affiancato da altri esemplari. Inizialmente furono esibiti come mera curiosità, poi impiegati, al posto dei cavalli, nei lavori agricoli e per il trasporto del legname nelle vie impervie di San Rossore

Venivano apostrofati “cammelli pendenti” e diventarono famosi in tutta Europa. Grazie allo spirito di adattamento al territorio sabbioso e dunale si riprodussero e si inserirono incredibilmente nell’ecosistema del parco fino a raggiungere il culmine di 196 esemplari nel 1789. Poi gli esemplari cominciarono a diminuire fino a essere decimati durante la Seconda guerra mondiale. L’ultimo dromedario del Parco visse fino agli anni Sessanta del XX secolo: il suo scheletro è attualmente esposto al Museo di Storia Naturale della Certosa di Calci.

Nel 2014 gli scout, in occasione della Route Nazionale AGESCI, hanno donato al Parco tre esemplari di dromedari provenienti da riserve e parchi italiani.

[Foto di copertina: Andrea D’Angiolo su Flickr]